ll Cinema in tasca: quando lo smartphone diventa macchina da presa
Luc Besson è solo l'ultimo regista ad adottare uno smartphone per girare un film.
Ciao a tutti, come va? Nella puntata di oggi ho deciso di parlarvi di un argomento che mi sta molto a cuore: la democratizzazione del processo cinematografico. Esattamente come l’IA di cui parliamo spesso (iniziamo da questa puntata a scrivere una sceneggiatura in collaborazione con Chatty!). Oppure come girare un intero film con uno smartphone, pezzo di apertura della puntata di oggi A proposito di IA, ho ricevuto diversi feed sugli argomenti della scorsa puntata, a quanto pare l’intervista a Federico Bo è piaciuta molto così come lo speciale cinema & IA che continua a raccogliere sempre interesse - e uguale preoccupazione. Torneremo a parlarne. Iniziamo!
June & John, il film segreto di Luc Besson, apre il Milano Film Fest.
A due anni dall’ultima apparizione, Besson torna con un progetto super indipendente (con due attori emergenti) girato in realtà già nel 2020, in piena emergenza Covid-19, grazie a riprese realizzate con iPhone. Un piccolo film che incarna perfettamente lo spirito indie delle opere low budget più autentiche, che spazia tra road movie, teenage drama e commedia sentimentale. Ha dichiarato Besson:
"Poter prendere un telefono in mano ed essere in grado di filmare, mi ha fatto sentire di nuovo come se avessi 19 anni e stessi realizzando il mio cortometraggio",
Una sensazione di libertà e di ritorno alle origini che accomuna molti registi che hanno abbracciato questa tecnologia, trasformando uno strumento quotidiano in un potente mezzo espressivo.
Una rivoluzione silenziosa
Il cinema fatto con gli smartphone non è più una curiosità tecnologica, ma una corrente artistica in piena espansione che sta attirando l'attenzione di registi affermati e talenti emergenti. Steven Soderbergh, premio Oscar e pioniere dell'innovazione cinematografica, ha abbracciato questa rivoluzione con entusiasmo, realizzando Unsane e High Flying Bird interamente con iPhone. La sua conversione è stata totale, al punto da dichiarare che i telefoni rappresentano "il futuro" della cinematografia.
Soderbergh ha scoperto che la leggerezza e l'immediatezza dello smartphone gli permettevano di lavorare a un ritmo impensabile con le attrezzature tradizionali. High Flying Bird è stato montato appena tre ore dopo la fine delle riprese, un'efficienza che riflette la filosofia di un regista sempre alla ricerca di modi per liberare il processo creativo dalle costrizioni tecniche ed economiche.
Ma è stato Sean Baker a portare questa rivoluzione sotto i riflettori di Hollywood con Tangerine, un film che ha fatto scalpore al Sundance Film Festival del 2015. Girato interamente con tre iPhone 5s, il film ha dimostrato che la qualità artistica non dipende dal costo dell'attrezzatura, ma dalla visione del regista. L'Academy of Motion Picture Arts and Sciences ha riconosciuto l'importanza di questo cambiamento, acquisendo uno degli iPhone utilizzati da Baker per esporlo nel nuovo Academy Museum.
Un Nuovo Linguaggio Visivo
Ciò che rende affascinante il cinema realizzato con gli smartphone non è solo la sua accessibilità economica, ma anche l'estetica unica che ne deriva. Le caratteristiche tecniche che potrebbero essere considerate limitazioni – come la profondità di campo ampia o le prestazioni in condizioni di scarsa illuminazione – diventano elementi distintivi di un nuovo linguaggio visivo.
Joshua Leonard, attore in Unsane di Soderbergh, ha osservato che "la tecnologia non è ancora avanzata al punto in cui un film girato con iPhone non sembri un film girato con iPhone". Ma è proprio questa identità visiva a diventare parte integrante della narrazione, creando un'intimità e un'immediatezza che le produzioni tradizionali faticano a raggiungere.
Michel Gondry, maestro della sperimentazione visiva, ha esplorato le possibilità creative degli smartphone con il cortometraggio Detour, dimostrando come anche i registi più visionari possano trovare nuove forme espressive in questo formato.
Park Chan-wook, acclamato autore sudcoreano, si è avventurato in questo territorio già nel 2011 con Night Fishing, un cortometraggio di 33 minuti girato interamente con un iPhone 4.
La democratizzazione del cinema
La vera rivoluzione del cinema fatto con gli smartphone risiede nella sua natura democratica. In un'industria tradizionalmente dominata da barriere economiche e tecniche, lo smartphone offre a chiunque abbia una storia da raccontare la possibilità di farlo.
Tristan Pope, regista di Romance in NYC e Dancers of New York, ha sottolineato come la discrezione dello smartphone gli abbia permesso di girare in luoghi affollati senza disturbare nessuno:
"Abbiamo potuto girare in molti luoghi densamente popolati come la metropolitana, negozi di abbigliamento e ristoranti. Occupavamo uno spazio così ridotto che potevamo farlo senza disturbare nessuno".
Questa accessibilità non si limita agli aspetti logistici, ma si estende alla sfera creativa. La familiarità con lo strumento elimina l'intimidazione che le grandi attrezzature possono causare, permettendo ai registi di concentrarsi sull'essenza della narrazione e agli attori di esprimersi con maggiore naturalezza.
Intimità e autenticità
Una delle qualità più apprezzate del cinema fatto con gli smartphone è la capacità di catturare momenti di autentica intimità. La dimensione ridotta della "macchina da presa" riduce la distanza tra il regista e il soggetto, creando un ambiente più naturale e spontaneo.
Questa caratteristica è particolarmente preziosa per le storie che esplorano relazioni personali o realtà marginali. Tangerine di Baker, con il suo sguardo sulla vita delle lavoratrici del sesso transgender a Los Angeles, ha beneficiato enormemente di questa intimità, permettendo al regista di immergersi in un mondo spesso inaccessibile alle produzioni tradizionali.
Anche Besson, con June & John, ha sfruttato questa qualità per raccontare una storia d'amore e avventura che parte "dall'anaffettività metropolitana" per arrivare "al cuore dell'America marginale". La leggerezza dell'attrezzatura diventa un vantaggio narrativo, permettendo di seguire i personaggi nei loro viaggi fisici ed emotivi con una fluidità che le produzioni tradizionali difficilmente raggiungono.
Libertà creativa e produttiva
La riduzione dei costi di produzione è forse l'aspetto più evidente del cinema fatto con gli smartphone, ma le implicazioni vanno ben oltre il semplice risparmio economico. Unsane di Soderbergh è costato appena 1,5 milioni di dollari, mentre High Flying Bird ha raggiunto i 2 milioni nonostante la presenza di attori noti come André Holland, Zazie Beetz e Kyle MacLachlan.
Questa efficienza economica si traduce in una maggiore libertà creativa. Senza la pressione di recuperare investimenti enormi, i registi possono permettersi di sperimentare, di correre rischi artistici, di raccontare storie che non rientrerebbero nei parametri commerciali delle grandi produzioni.
Il futuro è in tasca
Mentre la tecnologia degli smartphone continua a evolversi, con sensori sempre più sofisticati e software dedicati alla cinematografia, il divario qualitativo con le attrezzature professionali si riduce progressivamente. Applicazioni come FiLMiC Pro (ve ne parlo sotto) permettono ai registi di controllare manualmente parametri come esposizione, messa a fuoco e bilanciamento del bianco, avvicinando l'esperienza a quella delle cineprese tradizionali.
Ma il vero valore del cinema fatto con gli smartphone non risiede nella sua capacità di imitare l'estetica tradizionale, quanto piuttosto nel suo potenziale di creare un linguaggio visivo distintivo e accessibile. Come ha dimostrato Besson con June & John, quando hai "solo un telefono in mano, è solo questione di recitazione" – un ritorno all'essenza della narrazione cinematografica.
Il cinema del futuro potrebbe essere letteralmente nelle nostre mani.
James Foley: da Autore a "shooter"
Lo scorso 6 maggio 2025 si è spento all'età di 71 anni nella sua abitazione di Los Angeles James Foley. Ne ho letto pochissimo in giro. C’è stato un periodo in cui James Foley è stato considerato un Autore (con la A maiuscola), per poi sparire dai radar (anche dai miei, lo ammetto). La sua scomparsa segna la fine di una carriera che rappresenta emblematicamente la parabola di molti registi americani: dall'essere considerati autori promettenti a diventare semplici shooter, artigiani al servizio dell'industria, puri esecutori.
Nato a New York il 28 dicembre 1953, Foley iniziò studiando medicina, ma la passione per il cinema lo portò a cambiare completamente direzione, laureandosi alla USC nel 1979. Il suo talento venne notato dal leggendario regista Hal Ashby, che rimase colpito dal suo film di diploma universitario.
Il debutto di Foley avvenne nel 1984 con Amare con rabbia, un film indipendente con Aidan Quinn e Daryl Hannah che circolò principalmente nei circuiti d'essai, attirando l'attenzione della critica. Ma fu con A distanza ravvicinata (1986), noir intenso con Sean Penn e Christopher Walken, che Foley iniziò a delineare una propria cifra stilistica, caratterizzata da una narrazione tesa e da un'attenzione particolare alla psicologia dei personaggi.
Il culmine della sua fase autoriale arrivò nel 1992 con il bellissimo Americani (Glengarry Glen Ross), adattamento dell'omonima pièce teatrale di David Mamet, interpretato da Al Pacino (che ottenne una candidatura all'Oscar), Jack Lemmon, Alec Baldwin, Ed Harris e Kevin Spacey. La pellicola, un'analisi spietata e cinica del mondo del lavoro americano, nonostante gli elogi della critica e il premio a Lemmon alla Mostra di Venezia, non ottenne il successo commerciale sperato.
Questa dinamica di riconoscimento critico ma insuccesso al botteghino caratterizzò anche altre opere significative di Foley, come Più tardi, al buio (After Dark, My Sweet), tratto da un noir di Jim Thompson, L'ultimo appello (1994) con Gene Hackman e Paura (1996) con Mark Wahlberg e Reese Witherspoon, che, pur mostrando il talento del regista, non riuscirono a imporsi al box office.
Il paradosso della carriera di Foley si manifesta proprio in questa dicotomia: mentre la critica lo considerava un autore capace di raccontare con profondità la complessità umana, l'industria cinematografica lo vedeva come un regista incapace di generare profitti. Questo fraintendimento lo portò gradualmente a essere relegato al ruolo di semplice esecutore.
Dopo la svolta televisiva (dove diresse episodi di serie come I segreti di Twin Peaks, House of Cards, Wayward Pines e Billions), tornò al cinema, dove diresse i due capitoli della saga "Cinquanta sfumature": "Cinquanta sfumature di nero" (2017) e "Cinquanta sfumature di rosso" (2018). Questi film, criticati per la loro qualità artistica ma enormemente redditizi, rappresentano l'epilogo di una parabola che ha visto Foley trasformarsi da promettente autore a regista commerciale, da creatore di opere personali dall’insuccesso commerciale a esecutore di prodotti di consumo che hanno generato valanghe di soldi.
Una carriera strana, come ce ne sono tante ad Hollywood. Addio James, avresti meritato di più.🖤
#1 - Iniziamo a scrivere una sceneggiatura con IA. Impostazioni.
Da dove iniziare? Ho un’idea in mente (un po’ vaga per la verità) per un corto da presentare a Cort-IA. Il bando riguarda i corti scritti in collaborazione con l’IA. Ok, la prima cosa è assicurarci che Chatty sappia come si scrive una sceneggiatura. Per fare questo creerò un GPT personalizzato che abbia le competenze di uno sceneggiatore professionista.
Nota: utilizzo la versione di ChatGPT a pagamento nel piano PLUS, che mi dà la possibilità di creare GPT personalizzati con competenze specifiche.
Inizio chiedendo a Chat GPT (4.5) un aiuto per la scrittura delle competenze che dovrebbe avere questo GPT personale, che chiamerò, indovinate un po’, Chatty.
Mi risponde così:
Configuro il mio GPT. Chatty è pronto. Manca un’ultima cosa. Sulla base di quello che sa fare, gli chiedo di creare una sua foto profilo (mi piace guardare in faccia le persone con cui collaboro). Eccolo:
Continua…
Preferito Cinema Show: storie e visioni del futuro
Nell’ultima puntata abbiamo fatto un viaggio che unisce il cinema del futuro con le radici del passato. In apertura collegamento telefonico con l'autrice Antonia Tosini, che ha presentato il suo libro Nella cabina del proiezionista – La magia delle vecchie sale, edito PAV Edizioni. In studio il regista Andrea Biglione, che ci ha parlato di Pompei Z, thriller post-apocalittico interamente realizzato con l'intelligenza artificiale.
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Se invece volete ascoltare il podcast su Spotify - solo talk senza musica - vi basta cliccare sull’immagine.
🎙️ Nella prossima puntata avremo ospite nei nostri studi il regista Davide Alario che ci presenterà Titanus 1904, documentario che celebra l'anniversario dei 120 anni della più longeva e influente casa di produzione cinematografica della storia del cinema italiano (oltre ovviamente a parlare di un sacco di altre cose!).
Appuntamento con Preferito Cinema Show martedì 3 giugno, ore 16, sempre e solo su Radio Kaos Italy.
⚒️Tool, link utili, plug in, produttività, svago…
📱 FiLMiC Pro è un'app professionale di ripresa video che trasforma il tuo smartphone in una vera e propria camera da cinema. Usata da registi indipendenti, content creator e anche da produzioni premiate nei festival, offre controlli manuali avanzati su messa a fuoco, esposizione, bilanciamento del bianco e frame rate. È lo strumento perfetto per chi vuole girare corti, clip musicali o documentari senza dover investire in attrezzatura costosa. Con interfacce intuitive ma potenti, estensioni cinematografiche e audio di alta qualità, FiLMiC Pro è la prova che oggi il vero limite non è la tecnologia, ma solo la tua visione. Guardate un po’ qui cosa ci hanno girato!
✍️ Hemingway App è lo strumento ideale per chi vuole rendere i propri testi più leggibili, diretti e potenti. L'app analizza la tua scrittura e segnala frasi troppo complesse, avverbi inutili, forme passive e parole difficili da capire. Perfetto per copywriter, blogger, giornalisti e content creator, Hemingway ti aiuta a semplificare il linguaggio mantenendo l’impatto. L’obiettivo? Scrivere come l’autore da cui prende il nome: essenziale, chiaro, incisivo.