A lezione di cinema da Robert Rodriguez
Regista di fama e autore di "Rebel Without a Crew", libro divenuto una sorta di "bibbia" per i filmmaker emergenti da cui estrapolo 10 lezioni fondamentali per chi vuole fare cinema indipendente.
Bentrovati, come va? Il caldo comincia a farsi sentire e la voglia di stare al PC si scioglie come un ghiacciolo al sole… ma la voglia di scrivere questa newsletter – e farvela trovare ogni venerdì nella vostra casella – ripaga ogni goccia di sudore. Oggi torniamo a parlare di cinema low budget, e lo facciamo con un regista che non ha certo bisogno di presentazioni e di un suo libro che - mistero - qui in questo strano paese non è mai arrivato. Ma io l’ho recuperato, letto e molto apprezzato tanto da dedicargli l’apertura di questo numero. Buona lettura!
Robert Rodriguez, il ribelle di Hollywood: storia di un visionario indipendente
Robert Rodriguez rappresenta l'incarnazione perfetta del sogno cinematografico americano: un ragazzo di origini messicane nato a San Antonio, Texas, il 20 giugno 1968, che con determinazione, creatività e appena 7.000 dollari è riuscito a conquistare Hollywood rimanendo fedele alla propria visione artistica.
La sua passione per il cinema si manifesta fin dall'adolescenza, quando inizia a realizzare cortometraggi con una videocamera prestata dal liceo. Già in questi primi esperimenti emerge il suo approccio distintivo:
fare tutto da solo, dalle riprese al montaggio, dal suono agli effetti speciali.
Questa filosofia "one-man crew" diventerà il suo marchio di fabbrica e la chiave del suo successo.
Nel 1991, mentre studia all'Università del Texas ad Austin, Rodriguez decide di finanziare il suo primo lungometraggio in un modo tanto disperato quanto creativo: si offre come cavia umana per un test farmacologico. Per un mese rimane rinchiuso in una clinica, dove approfitta del tempo per scrivere la sceneggiatura di quello che diventerà El Mariachi. Con i 7.000 dollari guadagnati, Rodriguez gira il film in soli 14 giorni in una piccola città messicana, occupandosi personalmente di regia, fotografia, suono e montaggio.
Originariamente destinato al mercato direct-to-video messicano, El Mariachi viene notato da Columbia Pictures che, colpita dalla qualità ottenuta con un budget così ridotto, acquista i diritti di distribuzione. Il film ottiene un successo straordinario, vincendo il Premio del Pubblico al Sundance Film Festival del 1993 e lanciando Rodriguez nell'olimpo di Hollywood.
Ma il vero colpo di genio di Rodriguez è stato trasformare questa esperienza in un manifesto per il cinema indipendente. Nel suo libro Rebel Without a Crew (1995) - mai uscito in Italia ma facilmente recuperabile su Amazon - racconta nei minimi dettagli il processo di realizzazione di El Mariachi, condividendo trucchi, strategie e filosofia per fare cinema con pochi mezzi ma grande creatività. Il libro diventa immediatamente una bibbia per generazioni di filmmaker emergenti.
Da El Mariachi la sua carriera spicca il volo, oscillando costantemente tra produzioni indipendenti e blockbuster hollywoodiani, mantenendo sempre un controllo creativo totale sui suoi progetti. Realizza Desperado (1995) e C'era una volta in Messico (2003), completando la trilogia del Mariachi; crea la serie per famiglie Spy Kids (2001-2011); collabora con Quentin Tarantino per Dal tramonto all'alba (1996) e Grindhouse (2007); e porta sul grande schermo l'adattamento del graphic novel Sin City (2005) con Frank Miller.
Ciò che rende Rodriguez un caso unico a Hollywood è il suo rifiuto delle convenzioni dell'industria. Nel 2001 fonda Troublemaker Studios ad Austin, lontano da Hollywood, dove può lavorare con totale indipendenza. Questo approccio "fai-da-te" gli permette di mantenere budget relativamente contenuti anche per produzioni ambiziose.
Rodriguez è anche un pioniere della tecnologia digitale nel cinema. È stato tra i primi registi a utilizzare telecamere HD per lungometraggi (C'era una volta in Messico è stato uno dei primi film hollywoodiani girato interamente in digitale) e ha abbracciato il 3D con Le avventure di Sharkboy e Lavagirl (2005), oltre a sperimentare anche con la realtà virtuale con The Limit (vedi scorsa puntata di questa newsletter). Rodriguez tornerà anche a girare un film con soli 7000 dollari e 14 giorni di riprese per Red 11, mai arrivato in Italia.
Ma al di là delle innovazioni tecniche, ciò che rende Rodriguez un'ispirazione per i filmmaker indipendenti è la sua filosofia:
l'idea che le limitazioni non siano ostacoli ma opportunità creative, che il controllo totale sul proprio lavoro valga più di qualsiasi budget milionario, e che chiunque con passione e ingegno possa realizzare film di successo.
E allora ecco dieci lezioni fondamentali estratte dal suo libro, arricchite dalle sue stesse parole:
1. Prima di tutto, sei già un filmmaker
"So you want to be a filmmaker? First step to being a filmmaker is stop saying you want to be a filmmaker. It took me forever to be able to tell anyone I was a filmmaker and keep a straight face until I was well on my way. But the truth was, I had been a filmmaker ever since the day I had closed my eyes and pictured myself making movies. The rest was inevitable. So you don't want to be a filmmaker, you are a filmmaker. Go make yourself a business card."
Rodriguez inizia con una lezione di mentalità: non aspettare il "permesso" dell'industria per definirti filmmaker. Se hai la visione e la determinazione di raccontare storie attraverso le immagini, sei già un filmmaker. Questa non è semplice psicologia positiva, ma un cambio di prospettiva fondamentale: smettere di vedere il filmmaking come un obiettivo lontano e iniziare a viverlo come un'identità presente.
2. La tecnica si impara facendo, non aspettando
"I think some famous filmmaker once said that all the technical stuff you need to know in order to make movies can be learned in a few weeks. He was being generous. You can learn it in ten minutes."
Una delle più grandi barriere per i filmmaker emergenti è la convinzione che sia necessario padroneggiare ogni aspetto tecnico prima di iniziare. Rodriguez ribalta completamente questa prospettiva: le basi tecniche sono molto più semplici di quanto l'industria voglia farti credere, e il resto lo imparerai sul campo.
3. Diventa una troupe one-man (o one-woman)
"With the following information you can embark on making your own cool movies, all by yourself, without a film crew (and trust me, there are extreme benefits of being able to walk into business and be completely self-sufficient. It scares people. Be scary)."
Rodriguez ha girato El Mariachi essenzialmente da solo. Questo approccio non solo riduce drasticamente i costi, ma ti dà anche un controllo creativo totale e ti permette di imparare ogni aspetto della produzione cinematografica. Questo ti darà una comprensione olistica del processo cinematografico che sarà preziosa anche quando, in futuro, lavorerai con troupe più grandi.
4. Scrivi per le risorse che hai, non per quelle che vorresti
"We can run around in the streets and make the movie look expensive."
Una delle chiavi del successo di Rodriguez è stata la sua capacità di scrivere una sceneggiatura perfettamente calibrata sulle risorse a sua disposizione. Non ha cercato di emulare produzioni ad alto budget, ma ha trovato modi creativi per sfruttare al massimo ciò che aveva.
5. La preparazione è tutto
"If we plan to come in under budget on this, we have to have the script completely worked out beforehand."
Contrariamente all'immagine romantica del regista che improvvisa sul set, Rodriguez sottolinea l'importanza di una preparazione meticolosa. Quando hai un budget limitato, non puoi permetterti di sprecare tempo o materiali.
6. Punta sulla creatività, non sul budget
"These straight-to-video movies are done for the quick buck. It's obvious whoever made it concentrated on putting a good cover on the video, getting a name actor on the sleeve, and then filling the tape with a crappy movie. I know we can make a better movie for a lot less, because we'll actually be trying to make a good movie so that we can learn from it."
Molti film a basso budget falliscono non per mancanza di risorse, ma per mancanza di creatività e impegno. La convinzione di Rodriguez è che un film realizzato con passione e ingegno può superare produzioni con budget molto più elevati ma prive di anima.
7. Impara a fare di necessità virtù
"What I need to do is learn everything at the same time on a movie that I can quietly fail on, and learn from my mistakes. By making a movie for the Spanish video market on my own, I can do that. I will learn sound, camera, lighting, effects, and then I'll be more prepared to make real films later."
Rodriguez vedeva il suo primo film non solo come un prodotto finale, ma come un processo di apprendimento. Questo gli ha permesso di affrontare con serenità gli inevitabili errori e di trasformarli in opportunità di crescita.
8. Trova soluzioni creative ai problemi di budget
"We can edit on 3/4" video like I did with 'Bedhead' since we are selling the movie to the video market. That way we can avoid the outrageous cost of a 16mm film print."
Rodriguez era costantemente alla ricerca di scorciatoie creative per aggirare i costi proibitivi della produzione cinematografica tradizionale. Questo approccio pragmatico gli ha permesso di completare il film con un budget che altri avrebbero considerato impossibile.
9. Mantieni il controllo creativo
"I told him I hate having someone else operate the camera. Half the effect of the movie has to do con la camera. I can't stand not being able to look through the lens as the action rolls."
Una delle convinzioni più forti di Rodriguez era l'importanza di mantenere il controllo creativo sul proprio lavoro. Questo non significa essere autoritari, ma avere una visione chiara e la capacità di realizzarla senza compromessi. Se devi scegliere tra un budget più alto con meno controllo creativo o un budget più basso con piena libertà artistica, opta per la seconda.
10. Diventa sia creativo che tecnico
"My boss said that if you are someone who is already creative, and then you become technical, then you are unstoppable. I like that. Creative and technical."
Rodriguez comprese che la combinazione di creatività e competenza tecnica è ciò che rende un filmmaker veramente autonomo e capace. Invece di vedere la tecnica come un ostacolo alla creatività, la abbracciò come un amplificatore della sua visione artistica. Che si tratti di montaggio, color grading o sound design, ogni competenza tecnica che acquisisci ti renderà più indipendente e amplierà le tue possibilità espressive.
La filosofia del "Just Do It"
La lezione più importante che possiamo trarre dall'esperienza di Rodriguez è che fare cinema non riguarda i soldi o l'attrezzatura, ma la determinazione e l'ingegnosità. Come lui stesso ha dimostrato, con 7.000 dollari e una visione chiara si può realizzare un film che apre le porte di Hollywood.
Non hai bisogno del permesso di nessuno per iniziare a raccontare le tue storie attraverso il cinema. Come direbbe Rodriguez:
non vuoi essere un filmmaker, sei già un filmmaker. Ora vai a fare il tuo film.
#4 - Scriviamo una sceneggiatura con IA: a modo mio
Ho una bozza di storia e una specie di sviluppo di idea. Chatty adesso mi suggerisce i prossimi passi:
Mi blocco un attimo. Ho sempre scritto da solo, con una mia tecnica. Chatty segue alla lettera qualsiasi manuale di sceneggiatura, è preciso, ordinato, metodico. Ma io non lo sono. Prima di buttare giù un primo trattamento devo far sedimentare l’idea, devo masticarla per bene, devo assorbirla, devo parlare con i personaggi, devo poterli vedere, e loro devono venire in giro con me per giorni, devono popolare i miei sogni e le mie notti. Solo allora incomincerò a buttare giù le prime idee, disordinate, magari confuse, che poi porteranno ad una prima bozza di trattamento. Chiedo a Chatty se ha un’idea per il titolo del corto. Ce l’ha:
Non è quello a cui avevo pensato ma… mi piace. Soprattutto declinato in questo modo:
Empat-IA
Continua.
Preferito Cinema Show: cine deathmatch!
Prendete tre appassionati di cinema, metteteli davanti ad un microfono, dategli un pretesto per parlare della loro passione ma, soprattutto, per cazzeggiare, ecco descritta la puntata andata in onda di Preferito Cinema Show.
Per recuperare la puntata vi basta cliccare il player qui sotto 👇
Se invece volete ascoltare il podcast su Spotify - solo talk senza musica - vi basta cliccare sull’immagine qua sotto.
🎙️ Nella prossima puntata ci spostiamo verso i territori televisivi, sarà nostra ospite l’attrice Maria Cristina Mastrangeli… il resto lo scoprirete la prossima settimana!
Appuntamento con Preferito Cinema Show martedì 24 giugno, ore 16, sempre e solo su Radio Kaos Italy.
🎬Ultime cose viste (Film e serie tv)
🎥 Elio (al cinema)
L'ultima fatica della Pixar è un'avventura galattica che riporta lo studio d'animazione alle sue radici più pure: meraviglia infantile, immaginazione sconfinata e un cuore grande quanto l'universo. La forza di Elio risiede nella sua capacità di intrecciare l'avventura fantastica con temi profondamente umani. La storia di Elio è quella di un outsider che cerca il suo posto nell'universo, letteralmente e metaforicamente, e il modo in cui il film affronta questi temi risulta toccante senza mai scadere nel sentimentalismo facile. Niente di nuovo, forse, ma fatto con il cuore per chi sa recepire il messaggio. Per me, il film perfetto da vedere con i propri figli. Ve ne parlo qui.
🎥 28 anni dopo (al cinema)
Per me, al momento, il più bel film horror dell’anno insieme a I Peccatori. Danny Boyle non si limita a riproporre la formula vincente del primo capitolo, ma la espande e la trasforma in qualcosa di più ambizioso e visivamente sorprendente. Girato magnificamente e fieramente in digitale, il film utilizza l'horror come pretesto per esplorare temi come l'isolazionismo, la rabbia sociale che permea il nostro quotidiano e la tensione tra guardare al passato e costruire un futuro diverso. Anche questo è un film di padri e figli, che diventa metafora del conflitto tra conservazione e progresso. E’ il primo capitolo di una possibile nuova trilogia, e se questo primo capitolo è indicativo della direzione, possiamo aspettarci un'evoluzione del genere horror che va ben oltre i jump scare e la violenza gratuita, per offrire una riflessione sulla natura umana e sulla società contemporanea. Ne parlo qui.
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L’anime giapponese Cells at Work (edito in Italia da Star Comics) arriva su Netflix in versione live-action, una visione a dir poco bizzarra e affascinante, ma non per tutti. Il manga era una sorta di Siamo fatti così per le nuove generazioni, il film ne è la trasposizione fedele, raccontando la storia di un globulo rosso alle prime armi, e di un agguerrito globulo bianco, mentre navigano all'interno del corpo umano combattendo virus e batteri. Ultrapop, coloratissimo, educativo, deliziosamente assurdo, alla lunga stanca, ma merita comunque una visione per gli appassionati di quell’estetica tutta giapponese esuberante, esagerata e dirompente.
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